Quando le colpe dei padri ricadono sui figli.

Lo schiaffo di Seun Kuti ad un agente della polizia nigeriana.

 

Oggi una disgressione sul tema del meticciato, ma molto interessante per comprendere dinamiche del genere umano e i diversi contesti dove prendono forma.

 

Siamo sulla Third Mainland Bridge, una delle alte vie più trafficate di Lagos, che collega la laguna con la terraferma.

 

 

Lui è Seun Kuti, figlio minore della leggenda dell’afrobeat Fela Kuti Ha una violenta discussione con un militare che, come il solito, usa mezzi altrettanti violenti per ricattare i cittadini. Ma siccome è un Kuti, non gliele manda certo a dire e così volano schiaffoni sonori!

 

 

Ekpaaaa oooo! La “tragedia”! A Seun viene emanato un ordine di arresto immediato, ma che dico? All’istante!!! Viene portato in gattabuia (non vedevano l’ora visto il suo continuo e accorato attivismo contro il “regime”) e come capo d’imputazione fiocca un’accusa per presunta aggressione a un agente di polizia. Tzè!

 

 

Ora… per chi non conosce la Nigeria ed il nostro sistema qui, pare tutto allucinante! Ma … diciamoci e diciamovi la verità: la brutalità di certa polizia è un dato di fatto. Fermarti per un controllo e puntarti sulle tempia un arma diventa una cosa più che normale, pur di esercitare e confermare il proprio potere (e magari scucirti qualche bigliettone per il famoso  “lets settle the matter madame”).

 

 

Forse questo è una piaga che trovate in tantissime nazioni di questo pianeta, ma per noi pare diventato parte integrante del vivere quotidiano.  Nel caso di Seun è evidente che la Polizia nigeriana sia più interessata a cercare vendetta che ad affrontare i problemi reali. L’uomo (Seun) non è certo ***farina per far ostie*** (esattamente come suo padre Fela che ho avuto il privilegio di conoscere – essendo concittadini e  vicini di casa – e della cui madre, Madame Funmilayo, ho un ricordo bellissimo e di grande ispirazione!), ma è indice del senso di frustrazione nei confronti dello status quo in Nigeria, in particolare per quanto riguarda la corruzione e l’impunità.

 

 

L’azione di Seun Kuti è sintomatica di una più ampia cultura di impunità e di non rispetto della legge, in particolare tra coloro che hanno ricchezza e influenza. Questo potrebbe essere visto come il riflesso di un problema più ampio di disuguaglianza e della sensazione che chi è al potere non sia ritenuto responsabile delle proprie azioni.

 

 

Il concetto di “responsabilità del governo” evidenzia la percezione di una mancanza di responsabilità da parte dei leader nigeriani e la convinzione che i cittadini comuni siano tenuti a uno standard più elevato rispetto a chi occupa posizioni di potere.

 

 

Seun Kuti ha certamente violato i suoi obblighi di personaggio pubblico colpendo un agente di polizia, ma anche la polizia ha abusato della sua autorità e, in un certo qual modo, ha le sue responsabilità. Il bisogno di giustizia e di responsabilità nei casi di brutalità e aggressione da parte della polizia è un tema  molto importante, ma si cerca sempre di non affrontarlo, troppo spesso giustificando le aggressioni come autorevoli verso cittadini indisciplinati.

 

Oluseun Anikulapo Kuti (nato l’11 gennaio 1983), popolarmente noto come Seun Kuti, è un musicista e cantante nigeriano, figlio minore del pioniere dell’afrobeat Fela Kuti. Seun è il leader dell’ex band del padre, gli Egypt 80.

 

Se vogliamo valutare le questioni di rappresentanza politica e cittadinanza, secondo voi, possiamo mettere in discussione la legittimità del governo federale e il diritto dei cittadini di opporsi all’oppressione e all’abuso di potere? No…… chiedo per un amico!

Poi… a tutti quelli del paragone facile (della serie “cosa avrebbe fatto il padre Fela in questa situazione?”) ricordiamoci che non è mai una buona idea mettere in relazione due generazioni in evoluzione.

 

 

Fela è stato arrestato più di 200 volte in diverse occasioni e a un certo punto ha trascorso fino a 20 mesi in prigione; i membri della sua famiglia hanno affrontato la brutalità per mano delle autorità, ma, per quanto si possa dire, non ha mai reagito fisicamente.

 

 

Questo continuo confronto tra padre e figlio sembra essere la quintessenza del declino dei valori e della mancanza di rispetto e controllo da parte delle giovani generazioni. Ogni generazione che precede un’altra lamenta il fallimento della moralità del suo successore, soprattutto per quanto riguarda la cultura e i valori. La fascia di età compresa tra i 40 e i 60 anni considera l’attività dei Millennial degli anni ’80 e ’90 come una dissolutezza. I Millennials, d’altro canto, considerano la schiettezza dei Gen Z come maleducazione. Quest’ultima generazione, invece, lamenta la timidezza della sua antecedente e definisce la sua passività come vigliaccheria.

 

 

Cosa è cambiato in realtà? La nuova era ha dato origine alla decadenza? Il tumulto di oggi è meno violento di prima? In Nigeria, e in molti altri luoghi del mondo, l’attivismo è persistito in forme diverse di fronte all’ingiustizia e all’oppressione. Attraverso le generazioni, nessuna forma di protesta ha garantito più successo dell’altra, sia che si tratti di infrangere la legge e chiedere aggressivamente un cambiamento, sia che si tratti di mezzi non violenti. Dai giorni precedenti all’attivismo di Fela fino a oggi, i nigeriani lamentano ancora l’oppressione sistemica e la corruzione. Naturalmente, gli scontri violenti non sono una peculiarità del tempo e dell’epoca odierna.

 

 

 

Fela Anikulapo Kuti o semplicemente Fela Kuti, nato Olufela Olusegun Oludotun Ransome-Kuti e anche noto con lo pseudonimo The Black President (Abeokuta, 15 ottobre 1938 – Lagos, 2 agosto 1997) è stato un rivoluzionario, cantante, compositore e attivista per i diritti umani nigeriano, inventore del genere musicale dell’afrobeat e considerato fra i più influenti artisti africani del XX secolo.

 

 

Fela considerava la musica l’ “arma del futuro” e la usava prevalentemente per criticare il governo. Fela era anche diretto e impassibile nel linguaggio della sua musica. Quando faceva commenti politici attraverso le sue canzoni, i suoi testi potevano essere descritti come conflittuali, sia che definisse un governo oppressivo un “animal in craze man skini“, come nella canzone “Beast of No Nation, sia che facesse una parodia delle forze armate come nella canzone Zombie“. Se Fela si fosse trovato in una posizione simile a quella di Seun, oggi, si sarebbe forse allontanato e, nel giro di pochi mesi, avrebbe pubblicato una canzone incisiva sullo scontro? O piuttosto siamo di fronte a un decadimento transgenerazionale dei valori e dell’onore?

 

 

 

Non fa differenza se Fela avrebbe colpito o meno un agente. Anche l’accanimento e l’approccio antagonista di Fela sono stati paragonati ad altri artisti come Bob Marley, il cui attivismo musicale era più diplomatico ed efficace. Il nocciolo della questione sta nel “perché”. Fela avrebbe aggredito un ufficiale per fare una dichiarazione politica o lo avrebbe fatto semplicemente perché poteva farlo?

 

 

 

Lo sfogo di Seun Kuti non riguardava tanto la difesa dei propri diritti o l’appartenenza a un’età demografica nota per la sua arroganza. Si trattava piuttosto della sete di potere che causa il persistere delle ingiustizie. Un detto è diventato comune quando si parla di oppressione: le persone non odiano necessariamente l’oppressione, ma semplicemente non amano essere oppressi. Anche Seun, come suo padre, usa la sua musica come mezzo di attivismo, cantando di rivoluzioni, anticolonialismo e panafricanismo. Chi si fa portavoce della giustizia sociale e della consapevolezza politica può partecipare alla perpetuazione dell’ingiustizia stessa, e non si è necessariamente immuni dal vizio sociale perché lo si denuncia.

 

 

Forse il nominato ai Grammy, Seun Kuti, con un successo globale e internazionale, ha tirato fuori la carta del “sai chi sono?” che i ricchi amano tanto brandire, e ha colpito un poliziotto perché ha pensato che probabilmente l’avrebbe fatta franca? In un altro video riemerso dopo l’alterco, si sente Kuti affermare di aver schiaffeggiato diversi agenti in passato, confessando che il solo fatto di essere il figlio di Fela gli garantisce l’immunità. Non è diverso dalle accuse di un senatore che aggredisce fisicamente un inserviente in un negozio di giocattoli, o dell’assistente di un presidente della Camera dei Rappresentanti che spara a un venditore di giornali disarmato. L’elenco, in questo paese, è infinito.

 

 

 

 

 

*** No el zé farina da far ostie, è un’espressione tipicamente Veneta per indicare qualcuno con cui non è facile avere a che fare o non particolarmente onesta.  In pratica, significa che questa persona non è pura come la farina usata per fare le particole ed è quindi meglio starle alla larga.

 

 

 

 

Luisa Wizzy Casagrande, Biracial, Bicultural, Mixed & Matched with an Italian and Nigerian Heritage. Sono un’imprenditrice seriale, multidimensionale e poliedrica,  con molti interessi e innumerevoli passioni. Non sono programmata per fare solo una cosa nella vita.

Ho una formazione di Antropologia Biologica, Co-Fondatrice e CVO di DOLOMITES AGGREGATES LINK NIG. LTD, investitrice, ricercatrice freelance di studi, cultura, tradizione e patrimonio africani, e fondatrice di Métissage Sangue Misto, Métissage Dynamics WebMag . Oltre all’Azienda Mineraria, mi occupo di Consulenza sulla Diversità Culturale e Developmental Mentoring, sviluppando programmi di mentoring one-to-one, tagliati su misura per singoli individui, Istituzioni Scolastiche, Organizzazioni Multiculturali e Aziende.

 

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