Sindrome della Capanna o del Prigioniero: che cos’è?

Lunghi periodi di distacco dalla realtà, possono portare alla manifestazione di particolari disagi.

Oggi affrontiamo un problema molto più che attuale e lo facciamo con l’aiuto della Dr.ssa Roberta Senese, Specialista in Psicoterapia, autrice di questo pezzo.

Uscire nuovamente dopo mesi e sperimentare una sensazione mista di paura, insicurezza, tristezza o ansia? Questa dimensione emotiva in psicologia è definita Sindrome della Capanna o del Prigioniero e si tratta di un particolare fenomeno che può manifestarsi in seguito a lunghi periodi di distacco dalla realtà. Un malessere che sta interessando un gran numero di persone in questo specifico momento di ripresa dopo il lungo lockdown (secondo la Società Italiana di Psichiatria sono circa un milione di italiani).

 

Cos’è la Sindrome della Capanna e come si manifesta

La Sindrome della Capanna, cabin fever in inglese, detta anche Sindrome del Prigioniero, si riferisce ad uno stato di smarrimento ed implica la voglia di continuare a rimanere al sicuro nel proprio rifugio.

 

Sembra che risalga al 1900, epoca della corsa all’oro negli Stati Uniti durante la quale i cercatori erano costretti a passare mesi interi all’interno di una capanna. Dovendo concentrare la loro attività in determinati periodi dell’anno, vivevano uno stato di isolamento seguito da sentimenti di paura, rifiuto di tornare alla civiltà, sfiducia nei confronti del prossimo, stress e ansia.

Un quadro sintomatologico che può essere associato in generale a molteplici circostanze. I sintomi più comuni sono:

  • episodi di irritabilità;
  • tristezza, paura, angoscia, frustrazione;
  • stato di letargia, sentirsi stanchi, avere difficoltà ad alzarsi al mattino, percepire malessere fisico, avere la necessità di riposare spesso;
  • difficoltà di concentrazione, scarsa memoria;
  • demotivazione.

 

 

Non si tratta di un vero e proprio disturbo mentale, ma si associa ad una condizione particolare collegata ad un lungo periodo di isolamento. Poiché manca di letteratura e casistica, non è ancora riconosciuta completamente a livello psicologico e scientifico, ma alcuni dati registrano l’insorgenza di tale sindrome nelle persone che dopo un lungo ricovero hanno sviluppato insicurezza, paura e ansia verso il mondo esteriore.

 

 

Sembra che proprio ora, in questa fase di ripresa successiva al periodo di fermo causato dalla pandemia da Coronavirus, in molti sperimentano un eccessivo disorientamento all’idea di ricominciare a prendere contatto con l’esterno. Inoltre coloro i quali hanno vissuto tale esperienza in prima persona possono essere particolarmente esposti al rischio di presentare un vero e proprio trauma.

 

Quali sono le cause?

 

Bisogna considerare che il Covid-19 non è scomparso del tutto ed il rischio di contagio è ancora presente. Dunque per evitare di contrarre il virus, la casa rappresenta certamente il luogo più sicuro. Di conseguenza, se la routine acquisita in questi mesi è stata particolarmente confortevole grazie all’equilibrio di più componenti, dover ricominciare in uno stato pieno di incertezze diviene complesso.

 

Molteplici paure riguardano la possibilità di contrarre il virus: il timore che le persone care possano ammalarsi fino ad arrivare a percepire angoscia per il futuro. Tali paure sono talmente invalidanti da provare sollievo pur restando confinati in un piccolo appartamento. Inoltre, la necessità di rallentare i ritmi di vita ha consolidato i rapporti stabili. La sottrazione del tempo trascorso in condivisione potrebbe essere destabilizzante ricominciando la caotica quotidianità.

 

 

Un altro motivo di ansia si collega al fatto che le abitudini sono cambiate lasciando il posto ad una serie di limitazioni comportamentali come utilizzare le mascherine e fare attenzione alla distanza di sicurezza. Bisognerà aspettare ancora un po’ per potersi riabbracciare senza timore.

 

Quali sono le strategie per superare la Sindrome della Capanna?

 

 

La Sindrome della Capanna o del Prigioniero tendenzialmente dovrebbe sparire o diminuire nel tempo con il normalizzarsi della situazione esterna o con l’adattamento ad una nuova condizione, ma è possibile mettere in atto delle strategie per affrontarla.

  • Accogliere le emozioni: si tratta di una normale fase emotiva successiva ad un lungo periodo di isolamento.
  • Prendersi cura di sé: piccoli gesti quotidiani per soddisfare i propri bisogni.
  • Stabilire obiettivi: gestire il tempo senza dare spazio all’insorgere di pensieri e preoccupazioni eccessive.
  • Organizzare una routine giornaliera: lavoro, gestione della casa, tempo libero, esercizio fisico.
  • Sapersi ascoltare: se lo stato di paura diviene ingestibile e impossibile da controllare è importante esserne consapevoli. A causa di questo periodo complesso, i sintomi della Sindrome della Capanna potrebbero sottendere disagi pregressi ed è consigliabile cercare l’aiuto di un professionista.
  • Bisogna trasformare in positivo quanto accaduto: una circostanza senza precedenti durante la quale l’ancestrale capacità di adattamento dell’uomo è stata elemento fondamentale, in quanto ha determinato la possibilità di riflettere sul valore dell’essenziale, dando rilievo all’importanza degli affetti e degli elementi vitali, ridimensionando l’utilizzo del superfluo.

 

 

Autrice: Dr.ssa Roberta Senese, Specialista in Psicoterapia.

 

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