Gli amori impossibili: Malik e Nawi (The Woman King)

“Sei del Dahomey, ma non sei del Dahomey”

 

C’è un pezzo di storia passata inosservata ai più nel film “The Woman King”. Ma qui in Métissage Sangue Misto non possiamo fare a meno di farvelo notare, perché riteniamo sia un’occasione per approfondire i rapporti interrazziali, soprattutto in epoche dove era proibito la mescolanza ed il Métissage.

 

E’ la storia tra Malik, un commerciante di schiavi portoghese, Mixed, che incontra (e si innamora) Nawi, una giovanissima Agojie, amazzone nel regno del Dahomey, sempre in combattimento per portare giustizia in un luogo in cui schiavitù, misoginia e omicidi dilagavano.

 

 

Malik non era come gli altri negrieri: sua madre era una schiava acquistata nel Dahomey, portata in Brasile e lì aveva avuto una relazione con un uomo bianco. Malik era il prodotto di quell’unione ed era consapevole di essere figlio di entrambi i mondi.

 

 

Pur mantenendo le distanze, Nawi era comunque incuriosita dalla sua compassione ed empatia, cosa che portò Nanisca, la comandante Agojie, a rimproverarla perché stava fraternizzando con il nemico e covava sentimenti romantici (“amare un uomo dà via il tuo potere“). Le ricordò di aver fatto voto di celibato e che se lo avesse infranto, avrebbe potuto essere condannata per tradimento. Era un codice duro, ma che le altre seguivano per mantenere la loro sorellanza pura e pronta alla battaglia.

 

 

Nawi, però, fu rapita insieme al suo mentore, Izogie, e venduta alla ciurma dei negreri portoghese, ma Malik la liberò e la pregò di partire con lui offrendole una vita migliore, dove, probabilmente, sarebbe vissuta più a lungo. Nonostante la dichiarazione di Malick – “Mia madre mi spedì qui per ritrovare me stesso e, invece ho trovato te” – Nawi non aveva intenzione di rompere un voto. Sapeva che il suo posto era altrove. Scelse il dovere piuttosto che l’amore, aiutando la sua gente a distruggere la baia degli schiavi e a liberare tutti gli africani imprigionati.

 

Fu una fine agrodolce per Malik, perché dopo essersi rivoltato contro la sua ciurma, allontanandosi con la barca, ebbe chiaramente il cuore spezzato per aver perso Nawi. Malik la fissò mentre lei ricambiava il suo sguardo di rimpianto.

 

 

Certo, nonostante un’iterazione cupa, questa coppia è sopravvissuta con un finale più felice di Romeo e Giulietta, anche lì,  due giovani a cui è stato proibito di stare insieme.

 

 

Non dovremmo mai stancarci di affrontare la difficile questione delle sfide che affrontano le coppie interraziali. Questo piccolo plot nel film mi ha fatto pensare a come oggi, non sia cambiata la sostanza della questione. Come la società riesca a influenzare un naturale rapporto di amore che dovrebbe andare al di là del colore della pelle, delle proprie credenze religiose e della propria cultura.

 

 

E c’è anche un rovescio della medaglia: da un lato, poniamo le relazioni interrazziali come un modello da seguire, per sradicare presumibilmente ogni forma di razzismo, dall’altro lato, la feticizzazione dei bambini e delle bambine Mixed insinua che la diluizione della blackness sia ciò che può accadere, in meglio, alle persone nere o di colore diverso dal bianco.

 

 

La glorificazione di queste relazioni, la feticizzazione dei neonati e dei bambini Mixed sono molto problematici e dannosi. Da un lato, poniamo le relazioni interrazziali come un modello da seguire, per sradicare presumibilmente ogni forma di razzismo. Dall’altro lato, la feticizzazione dei bambini e delle bambine meticci insinua che la diluizione della blackness sia ciò che può accadere meglio alle persone di colore.

 

 

E vissero tutti felici e contenti” è quello che le migliori fiabe ci raccontano: tutto contribuisce a farci credere che l’amore vinca sempre e che, inevitabilmente, tutto finisca bene. Tuttavia, la realtà, soprattutto per tante coppie miste, è diversa: non tutti gli amori sono possibili e non sempre vale la pena lottare per essi. Alcuni amori vanno lasciati andare e altri, semplicemente, non rendono giustizia alla bellezza di questo sentimento. A volte è meglio rinunciare a ciò che è irraggiungibile. Così come Malik e Nawi, probabilmente, hanno compreso che il loro sarebbe stato un amore impossibile perché avrebbe obbedito alle proprie motivazioni ed emozioni che non combaciava con quelle dell’altro. Probabilmente è loro chiaro come il loro sarebbe stato un amore senza sbocchi è faticoso, distruttivo e angosciante in una società che non avrebbe accettato il loro bisogno di stare uniti.

 

 

L’amore non sempre è un fatto di felicità, ma anche di possibilità. E loro hanno scelto la loro migliore possibilità.

 

Métissage Sngua Misto Team

 

 

  1. Oltre alla dlluizione della blakness, esiste anche la diluizione della witness, che è temutissima dai razzisti bianchi, i quali parlano spesso di difesa della razza.
    Non dimentichiamo che l’Italia dapprima scoraggiò fortemente la formazione di famiglie miste nelle (poche) colonie africane, anche se era praticato il cosiddetto madamato. Poi arrivò il fascismo a vietare per legge, prima ancora delle “leggi razziali” del 1938, i “rapporti d’indole coniugale fra cittadini italiani e sudditi delle colonie”. Quindi vietò i matrimoni misti, il madamato e, in generale, ogni rapporto con donne originarie delle colonie africane. Gli italiani razzisti aborrivano la formazione (che avvenne comunque) di un meticciato.

  2. Più che gli italiani, preciserei che la decisione fu di una certa parte politica italiana che all’epoca aveva l’esigenza (ebbene sì… l’opportunismo è stato il motivo trascinante!) di autodeterminarsi scimiottando un altro esempio “europeo”. Detto questo, ritengo che il vietare, per legge, unioni miste, sia alla base di una privazione della libertà personale, pigliando come “scusa” il discorso della razza.

    L’accettazione del matrimonio interrazziale nasconde, spesso, sentimenti più profondi di disagio, persino di disgusto, che alcuni provano nei confronti delle coppie Mixed. Alcune persone non sono ancora a proprio agio con le relazioni interrazziali, o almeno lo sono molto meno di quanto sembrerebbe. Riconoscere questi pregiudizi è il primo passo per capire perché le persone si sentono così e determinare cosa si può fare per evitare che si sentano a disagio.

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