Scuola: 10 modi per gestire le famiglie difficili

"È intelligente ma non si applica". Come gestire i colloqui scuola-famiglia conflittuale

 

Sei un docente/educatore/tutor? Ti sei mai chiesto come gestire genitori piuttosto difficili, famiglie conflittuali e situazioni particolarmente complesse? Nei nostri programmi di Mentoring, riservati ai nostri Mentees nel settore Educational, abbiamo delineato le 10 migliori strategie per affrontare le situazioni di tensione con i familiari dei propri studenti, fornendo dei suggerimenti per aiutarvi a stabilire relazioni positive e costruttive con loro.

 

 

Troppo spesso, preso da mille impegni, l’insegnante non trova il tempo per organizzare in modo professionale il colloquio con i genitori che invece deve essere pianificato in tutti i suoi aspetti,  in modo da farlo diventare un momento di confronto tra le figure che si occupano dell’educazione dell’alunno.

 

 

In teoria, la relazione insegnanti e genitori dovrebbe funzionare senza troppe difficoltà. Ciò perché, sempre in teoria, gli uni e gli altri perseguono il medesimo fine, quello, cioè di curare lo sviluppo intellettuale, morale e sociale delle giovani generazioni. Quest’obiettivo comune dovrebbe dunque costituire un promettente presupposto per un rapporto motivante e costruttivo, invece, può succedere che il rapporto insegnanti e genitori diventi terreno cosparso di insidiose trappole sul piano comunicativo e si creino relazioni difficili in partenza, intrinsecamente contrassegnate dall’antagonismo e dal conflitto di interessi, come avviene in qualsiasi altro tipo di relazione.

 

Tre fattori concorrono a determinare tali insidie.

 

1) Il completo allineamento nel livello di istruzione tra docenti e genitori. Ai tempi in cui le nostre società erano caratterizzate da un basso tasso di scolarizzazione, il maestro e la maestra entravano facilmente a far parte (con il farmacista, il dottore e l’avvocato) delle élites intellettuali del luogo, rispettate e ossequiate a priori. Il loro giudizio
e il loro operato venivano accettati senza discutere. Oggigiorno, buona parte dei genitori ha un livello accademico uguale, se non superiore, a quello degli insegnanti dei propri figli. I genitori moderni si permettono quindi di discutere da pari a pari sui mezzi messi in campo dalla scuola per “fare il bene degli allievi”. Criticano l’operato del docente poichè ritengono (a torto o a ragione) incapace di motivare, entusiasmare, stimolare le giovani generazioni e la fiducia accordata agli insegnanti è condizionata dai giudizi dei meriti o demeriti che, a random, danno l’impressione di suscitare nei genitori. .

 

 

2) Lo status privilegiato di “merce rara” e di designata fonte di gratificazione narcisistica che assumono i bambini in ambito familiare. Quando i cuccioli arrivavano numerosi e non pianificati i genitori avevano la tendenza ad accettare più di buon grado l’inevitabile scarto tra figlio ideale e figlio reale. Oggigiorno papà e mamma fanno invece gravare sulle spalle dei figli enormi aspettative. L’eventuale insuccesso scolastico della prole provoca perciò ondate di delusioni, timori e arrabbiature, mettendo spesso ulteriormente in crisi sistemi familiari sempre più complessi, fragili e poco adeguati a fornire stabilità e sicurezza. E ciò aumenta fatalmente le pressioni nei confronti del sistema educativo.

 

 

3) La carenza di competenze relazionali. Nei sistemi democratici moderni la dialettica tra posizioni diverse e punti di vista discordi costituisce il pane quotidiano delle relazioni interpersonali. Le tensioni fanno parte della realtà. Anche nelle relazioni scuola-famiglia. Ai giorni nostri disporre di un bagaglio di competenze comunicative non è pertanto un “optional”, ma una necessità. Queste competenze non consistono tanto nel saper maneggiare un arsenale di novità tecnologiche, quanto piuttosto nel possedere una gamma di attitudini quali la capacità di ascoltare, di argomentare in modo pacato e non aggressivo, di cooperare per trovare soluzioni concrete al fine di aiutare, nei fatti e non solo a parole, i giovani nel processo di crescita. Alcuni genitori hanno tali competenze, altri meno. Con questi ultimi bisogna purtuttavia comunicare. Ergo, una componente irrinunciabile del ruolo di docente moderno è quella di esperto nell’arte del dialogare con padri e madri di ogni tipo. Tale componente concorre in modo significativo al successo scolastico degli allievi, come giustamente ricordano due responsabili scolastici ticinesi: “Quanto più la comunicazione tra genitori e insegnanti è interattiva e partecipativa, tanto migliori potranno essere l’impegno e il rendimento scolastico degli allievi” (Menegalli & Bernasconi, 2010, p. 10). Viceversa, ogni qual volta vi è un litigio tra scuola e famiglia, vi è un terzo innocente che ne esce perdente: il bambino/allievo. Pensiamo un po’ a cosa succederebbe se i chirurghi si mettessero a litigare in sala operatoria? Il paziente ne farebbe sicuramente le spese! Ebbene, per l’allievo è un po’ la stessa cosa.

 

 

E’ indubbio che il  lavoro di un insegnante, sul piano didattico e pedagogico, rimane il pilastro della trasmissione culturale. È altrettanto indiscutibile che l’impegno e la passione costituiscono l’esempio di cui ogni bambino e ogni giovane hanno bisogno per diventare adulti responsabili. Nel contesto odierno occorre tuttavia padroneggiare anche un’altra arte, quella del dialogo con le famiglie, specie in presenza di risultati e comportamenti critici. È utile pertanto allenarsi a evitare alcune trappole insidiose, che rischiano di sabotare la relazione con i genitori.

 

 

Ci sono molti modi per disinnescare la situazione complessa, mantenere la calma e persino aiutare i genitori a comprendere i progressi dei loro figli. Proviamo a vederne alcuni.

 

1)  Mantieni la calma

 

Urlarsi l’un l’altro non servirà a nulla. I progressi possono essere fatti solo quando c’è dialogo e comprensione. Quando si tratta di un familiare difficile, gli insegnanti devono mantenere il loro decoro e rimanere concentrati sull’obiettivo comune, quello, cioè, di aiutare lo studente. Può essere difficile, ma gli insegnanti devono trovare un modo per poter raggiungere il familiare difficile e  per aiutare lo studente. Cerca di non vivere le critiche e le divergenze di opinione espresse dai genitori come una sorta di delitto di lesa maestà , peggio,  prendere la loro rabbia sul piano personale. Spesso un membro della famiglia è frustrato e si scaglia contro la persona più vicina, cioè, appunto, te. E, comunque, cerca di gestire le tue aspettative nel voler godere di indiscutibile rispetto e deferenza in virtù del tuo ruolo, senza dover rendere conto dei risultati. È chiaro che le critiche non piacciono a nessuno, ma è altrettanto chiaro che, se espresse civilmente, e se accettate con altrettanta civiltà, sono il lievito dello
sviluppo personale e professionale.

 

 

 

2) Costruisci la fiducia

 

Una tecnica per creare fiducia è quella di sondare il terreno. I membri della famiglia vogliono ascoltare le cose buone che accadono in una classe piuttosto che ascoltare semplicemente dall’insegnante quando qualcosa va storto o quando lo studente è nei guai. Inviare una breve nota o effettuare una chiamata mostra al membro della famiglia che sei interessato e investito nel successo del suo bambino. Un’e-mail o una chiamata positiva in cui si dice che lo studente ha svolto un ottimo lavoro su qualcosa o ha eseguito un atto di gentilezza casuale può fare molto per costruire un rapporto con il membro della famiglia. Questi piccoli appunti veloci richiedono solo pochi minuti per essere scritti, ma possono prepararti per un forte rapporto familiare per l’intero anno.

 

Inoltre evita di soffermarti esclusivamente sugli aspetti problematici. Noi esseri umani siamo naturalmente dotati di una vista acutissima nel rilevare le mancanze degli altri, mentre siamo spesso ciechi (e muti) per quanto riguarda le loro qualità. Fa parte della professionalità dei docenti superare tale tendenza, diventando capaci di cogliere e illustrare in modo equilibrato sia i punti forti che i punti deboli degli allievi, sia i progressi che gli ostacoli sul piano dell’apprendimento. È proprio per coltivare tale qualità della comunicazione che, di recente, è stata modificata, la modalità di consegna della valutazione.  Questa avviene, ora, nel quadro di un incontro tra docente e genitore, in cui sono presentati i risultati nel loro insieme, condivisi gli obiettivi sul piano didattico e comportamentale e discussi gli interventi concreti che eventualmente si rendono necessari.

 

 

 

3) Entra in contatto con la community

 

Può creare un ottimo rapporto. Inoltre, è una situazione vantaggiosa per tutti! Gli studenti vincono perché possono mostrare le proprie capacità e acquisire fiducia nell’aiutare gli altri. La comunità vince quando vede i suoi giovani cittadini mostrare preoccupazione per la comunità stessa. La scuola vince perché può ottenere un’ottima recensione e la comunità può guardare più favorevolmente alle esigenze della scuola. Dopotutto, la scuola è disposta ad aiutare la comunità, quindi la comunità dovrebbe a sua volta aiutare la scuola.

 

 

 

4) Mostra Interesse

 

I membri della famiglia vogliono vedere un insegnante che si preoccupa veramente dei propri figli. Innanzitutto cura il setting in cui si svolge il colloquio, che deve essere accogliente e riservato. La fretta, il luogo inadatto, la presenza di estranei sono tutte condizioni che sabotano in partenza la qualità dello scambio. A scuola può succedere che una mamma insista per parlare con la maestra mentre questa sta avviandosi di corsa verso la classe dove l’aspetta una ventina di allievi esuberanti e chiassosi. Oppure che un papà interrompa continuamente il colloquio per consultare il
telefonino. Ebbene, è utile non sottovalutare come docente l’importanza di tre fattori che contribuiscono alla qualità della cornice scenica:


fattore tempo: se si ritiene di non disporre del tempo necessario è meglio rinviare;
fattore luogo: si tratta di scegliere uno spazio adatto senza elementi di disturbo;
fattore concentrazione: non si può dedicare al genitore l’attenzione che merita se si è stressati da una
pluralità di compiti da svolgere nello stesso istante (argomentare, sorvegliare gli allievi, pensare alla lezione successiva, sbirciare gli SMS, ecc.).

 

Se il colloquio si svolge in classe, si deve chiudere la porta dell’aula e predisporre due sedie in modo che l’insegnante e i genitori si trovino uno accanto all’altro (non di fronte) e si possano guardare negli occhi. Non ci devono essere ostacoli fisici tra i genitori e l’insegnante (ad esempio l’insegnante non deve essere dietro la cattedra). Durante i colloqui individuali o di classe, rivedete informazioni importanti, cercate di includere alcune delle cose positive che gli studenti stanno facendo. Nelle vostre presentazioni, descrivete e sottolineate un ambiente premuroso che consentirà agli studenti di imparare in una zona senza paura.

 

Iniziare il colloquio con delle frasi “rompighiaccio” che favoriscano il contatto e una certa apertura al dialogo e abbassino le difese dei genitori che, almeno all’inizio, potrebbero essere alte. L’insegnante che deve descrivere l’andamento didattico dell’alunno evidenzierà per prima cosa gli aspetti positivi, i successi formativi raggiunti, utilizzando indicatori chiari a definire le attività didattiche, usando termini oggettivi e non valutativi. Successivamente presenterà il comportamento problema dell’alunno attenendosi ai fatti oggettivi, usando un linguaggio operativo e mai interpretativo del comportamento critico. Diventa importante non formulare diagnosi ma attenersi a quello che si è rilevato. “Suo figlio si alza continuamente dal banco e non vuole sedersi quando lo chiedo” è diverso dal dire “Suo figlio è iperattivo”. Oppure “Ha difficoltà a sommare o scrivere i numeri in modo corretto” è diverso dal dire “Suo figlio è discalculico”.

 

 

Incoraggiate i membri della famiglia a contattarvi in merito alle loro preoccupazioni, non importa quanto banali. Quando nel colloquio l’insegnante ha bisogno di andare un po’ in profondità può utilizzare la tecnica del rispecchiamento che favorisce un livello di approfondimento maggiore delle informazioni e spinge il genitore a fornire più notizie in merito al disagio del bambino.

 

 

Condividete anche alcuni fatti personali su di voi, come l’età dei vostri figli ed alcuni degli hobby che fate al di fuori della scuola,  per aiutare a costruire una connessione con i membri della famiglia. Ma ricordatevi che la funzione dei colloqui è quella di concordare delle strategie comuni per intervenire positivamente nel processo educativo, quindi  ognuno dovrà mantenere il proprio ruolo: l’insegnante riferirà quello che accade a scuola mentre il genitore quello che succede a casa nella consapevolezza che entrambe le dimensioni sono importanti per avere il quadro generale del comportamento del bambino.

 

 

5) Stabilisci la tua autorità

 

Ricorda che sei il leader della tua classe. Una misura per dimostrare fiducia e autorità in una situazione difficile è guardare la persona direttamente negli occhi. Guardando la persona negli occhi, mostra che sei interessato a ciò che viene detto. Dimostra che sei preoccupato per la situazione e stai attivamente ascoltando per acquisire tutte le informazioni. In secondo luogo, stai mostrando rispetto per l’altra persona dando loro la tua totale attenzione e comunicando che ciò che dicono significa molto per te. Terzo, guardare una persona direttamente negli occhi ti dà un’aria di fiducia in te stesso e sicurezza di te stesso.  Questa percezione può aiutare a diffondere una situazione difficile. Mostrando fiducia in te stesso, puoi trasformare una conversazione sbilenca in una delle coorti uguali che hanno l’obiettivo comune di aiutare lo studente.

 

Evita anche di farti troppo condizionare dalle emozioni. Sia le proprie che quelle altrui. Da un lato, si agisce spesso sotto l’impulso di stati emotivi interiori. Dall’altro, veniamo contagiati dalle pulsioni affettive dell’interlocutore. Gli studi nel campo della neurobiologia mostrano che riceviamo e diffondiamo costantemente stati d’animo quali la collera, la paura, l’ansia, ecc., alimentando così il noto fenomeno del contagio emotivo. Nel corso di un colloquio, l’umore di un genitore contagia l’insegnante e viceversa. Tali stati d’animo influenzano a loro volta i comportamenti.

 

Importante in questi casi è evitare di farsi trascinare dalla corrente emotiva. Come? Si può dire ad esempio qualcosa del genere: “Ho l’impressione che lei sia molto irritato (preoccupato, stressato). In queste condizioni è difficile ragionare serenamene sulle soluzioni. Le propongo di procedere in tre tempi: cominciamo con l’esprimere cosa ci angustia. Poi cerchiamo di definire un obiettivo comune. Infine concordiamo una pista per affrontare il problema”.

 

 

Evita, anche, di farti coinvolgere nel gioco pericoloso delle dispute tra padre e madre. Le tensioni all’interno delle coppie genitoriali moderne sono all’ordine del giorno, in particolare quando i figli vanno male a scuola. In questi casi il colloquio con l’insegnante può diventare l’occasione per mettere in cattiva luce l’altro partner, attribuendogli la colpa degli insuccessi della prole e facendo pressione sul docente affinché si schieri dalla propria parte. Il docente non deve esitare a far presente di non essere un terapeuta della coppia, ma un esperto in didattica che concentra i suoi sforzi sulla riuscita scolastica degli allievi.

 

 

6) Parla sempre con una voce bassa, ma ferma

 

I membri della famiglia spesso sentono di dover “aprire un ombrello” sul loro bambino. In molti casi, i membri della famiglia sentono che il bambino è stato segnalato ingiustamente dall’insegnante e vogliono che questa situazione sia corretta. Troppo spesso fanno troppe poche domande per avere la storia completa e fanno supposizioni, spesso a scapito dell’insegnante. Cercano  giustizia prima che l’insegnante abbia avuto l’opportunità di fornire ulteriori informazioni o spiegare la situazione. Una tecnica utile è che l’insegnante abbassi la voce. I membri della famiglia sconvolti spesso parlano a un livello elevato e in una natura accusatoria. È abbastanza comune che la persona dall’estremità ricevente di questa conversazione diventi nervosa. Quando si diventa nervosi, spesso si perdono frasi coerenti. La voce di una persona può diventare tremante e priva di fiducia. Con il volume abbassato, il tremolio della voce diventerà meno evidente. Inoltre, il volume ridotto costringe l’altra parte a concentrarsi più da vicino su ciò che viene detto. Invece di concentrarsi sui propri bisogni o preoccupazioni, il familiare sconvolto deve incanalare ulteriore energia per ascoltare ciò che l’altra persona sta dicendo. Inoltre, il membro della famiglia sconvolto inizierà a notare quanto stanno parlando ad alta voce e come questo non gioverà alla conversazione.

 

Evita di farti coinvolgere in circoli viziosi comunicativi partecipando, inconsapevolmente, al continuo innesco di reazioni a catena. Sono dinamiche molto comuni e rischiose. Malgrado l’abbondante letteratura su conoscenze, idee e strategie che permetterebbero di evitarle, sono relativamente pochi coloro che sanno concretamente servirsene. In genere, la trappola prende la forma di una spirale che viene man mano alimentata dai comportamenti delle parti in causa. La speranza di ognuno è di risolvere la difficoltà attraverso reazioni del tipo “occhio per occhio, dente per
dente”. Ciò rende la relazione sempre più tesa. In sostanza tutto quello che le persone fanno con l’intenzione di risolvere il problema produce l’effetto contrario. Ad esempio, può succedere che un papà innervosito rivolga una critica a una docente. Questa risponde a tono. Il padre rincara la dose, magari lamentandosi con la direzione. La docente si risente ancora di più e cerca alleanze tra le colleghe disposte a darle ragione. Lo stesso fa il papà, cercando alleanze fra genitori disposti a sostenerlo. Si arriva così a incontri e scontri dove dominano aggressività verbale e incomprensioni. E via di seguito…

 


Di quale competenza ha bisogno dunque il docente per evitare tale trappola? Riconoscere a prima vista il peri-
colo di una spirale perversa e non farsi trascinare in un braccio di ferro senza fine.

 

 

7) Renditi conto che tutti commettono errori

 

Tutti fanno degli errori. Gli insegnanti hanno molte responsabilità, il che significa che ci sono molte possibilità di fare errori. Quando un membro della famiglia porta alla luce un errore, la procedura corretta per la scuola (insegnante o dirigente) è quella di essere gentile e accettare le informazioni piuttosto che stare sulla difensiva. Ricordati sempre che qualcuno che fa notare un errore, non è un attacco personale. Se il membro della famiglia si prende il tempo per attirare l’attenzione sulla questione, la scuola deve essere disposta a dedicare del tempo per indagare. Riconoscendo la possibilità di un errore ed esaminandola, il membro della famiglia sente che la scuola si preoccupa abbastanza per fare la cosa giusta. Un’indagine deve essere svolta in modo tempestivo e i risultati condivisi con il familiare. Se l’insegnante ha commesso un errore, dovrebbe essere corretto rapidamente e le scuse dovrebbero essere estese. Gli insegnanti non sono infallibili. Fanno errori e ammettere quegli errori mostra un forte carattere personale. Dopotutto, non vorresti che i tuoi studenti facessero la stessa cosa?

 

8) Mostra Empatia

 

Le parole “Mi dispiace tanto per quello che è successo” sono molto efficaci. Queste otto piccole parole trasmettono molto. Innanzitutto, mostra che hai ascoltato ciò che è stato detto e sei preoccupato per il benessere di tutti. Oltre a riconoscere ciò che è successo, stai offrendo l’opportunità di stabilire un rapporto con l’altra parte. La persona ha mostrato preoccupazione e vorrebbe affrontare la questione per alleviarla o rimediare. A volte, la persona vuole solo una spalla su cui piangere. Altre volte, potrebbe essersi verificato un torto e questa persona vorrebbe un rimedio. In ogni caso, hai dato la priorità alla situazione della persona. Affermando che sei dispiaciuto che la situazione si sia verificata, puoi calmare un membro della famiglia arrabbiato e offrire l’opportunità di avere una conversazione tranquilla per ottenere i dettagli. Questo è un modo molto efficace per avere una discussione e rafforzare le tue relazioni.

 

Trattare (spesso senza rendersene conto) i genitori come rivali e non come alleati, poi, può essere un altro elemento di tensione. Con una certa frequenza capita ad esempio che, in occasione dei colloqui tra docenti e genitori, gli adulti
siano sorpresi dalle differenze di comportamento che hanno bambini, ragazzi e giovani a seconda del diverso contesto in cui si trovano. Succede magari che in casa assumano comportamenti indisponenti mentre a scuola si rivelano allievi modello. In questi casi la relazione tra docente e genitore non ne risente, anzi. Entrambi i partner educativi si sentono valorizzati. I genitori constatano che i loro sforzi non sono stati vani, visto che almeno a scuola se ne vedono i frutti. Gli insegnanti ricevono una conferma delle loro competenze in fatto di gestione della classe e di capacità nel motivare gli allievi. Succede però anche esattamente il contrario: allievi che si comportano in modo riprovevole a scuola e come figli non problematici a casa.

 

 

Testimoniano due insegnanti: “Mentre la collega ed io mettiamo in risalto la mancanza di impegno e di scarso interesse in classe, la madre cerca di fornire sempre più esempi di come il bambino a casa dimostri buona volontà e impegno. Più noi insistiamo nell’illustrare comportamenti di scarsa attenzione, più la mamma insiste con controesempi, affermando addirittura che a casa svolge esercizi scolastici spontaneamente. A un certo punto, non potendone più, interrompo la mamma dicendo: “Ma cosa crede, che le raccontiamo storie?”. Al che la mamma
risponde alzando il tono: “Ma cosa credete voi, che io racconti bugie? Mi state dando della bugiarda?!””.

 


Come spiegare le differenze di comportamento tra casa e scuola? Possono essere l’effetto di un normale adatta
mento alle regole di ogni ambiente. Oppure derivare dalle modalità di apprendimento del singolo bambino,
più o meno adatte al clima collettivo e competitivo della classe. Oppure ancora dipendere dalla personalità dei
vari protagonisti. In questi casi, la qualità del rapporto tra docenti e genitori può essere a rischio. Un vero e proprio braccio di ferro può avere inizio.

 

Che fare? Si tratta di trasformare le divergenze in risorsa, come racconta una maestra: “Mi faccio spiegare dalla mamma come si comporta l’allievo a casa durante i momenti di studio e le dico che mi serve il suo aiuto. Ciò mi permette di legare il lavoro in classe con quello a casa. Inoltre mi permette di farmi ascoltare dalla mamma quando, a mia volta, le suggerisco gli esercizi e le modalità di studio individuale più adatte”.

 

 

9) Usa e mostra esempi concreti

 

“Non posso credere che il mio Marietto abbia lanciato una palla di carta a Giulia.” Quando contatti il familiare e lui/lei nega che l’evento sia possibile, evidenzia le istanze precedenti avvenute in cui lo studente è stato rimproverato. Ad esempio, Mario ha deciso di dipingere le sue scarpe da ginnastica di bianco durante una presentazione di gruppo. A Mario è stato chiesto di fermarsi e l’incidente è stato semplicemente annotato su un registro. Il giorno successivo, Mario  lo fa di nuovo. Questa volta viene  contattato il familiare. Ovviamente, non  potrà credere che avrebbe fatto una cosa del genere. Menziona  l’incidente precedente e come il comportamento non sia cambiato. Magari menziona anche la nota sul registro scritta la settimana prima con un insegnante diverso. Evidenziare questi casi aiuta il membro della famiglia a vedere che, forse, il piccolo Marietto  è in grado di fare “cose ​​meno  angeliche”.

 

Rammentatevi sempre che lo scopo finale del colloquio è stabilire gli obiettivi da raggiungere, le strategie da mettere in atto rispetto al comportamento- problema e i tempi entro i quali rivedersi. Questo è un aspetto molto delicato in quando è proprio questo il momento in cui si stabilisce l’alleanza educativa e si chiede alla famiglia di partecipare attivamente alla soluzione del disagio. Naturalmente ci si può trovare di fronte a situazioni in cui la collaborazione scuola-famiglia risulta impossibile. Cosa fare in questi casi? Se dopo avere informato i genitori del comportamento problema e aver tentato di proporre soluzioni e strategie comuni, ancora i genitori non sono interessati a collaborare, l’insegnante dovrà informarli delle conseguenze della mancata collaborazione, mostrando – se è il caso – prove oggettive della gravità della mancata risoluzione del problema.

 

 

10) Istituisci un’Area “Risorse Familiari”

 

Potreste creare, su Google Meet (o sull’APP riservata alle Comunicazione Scuola/Famiglia), un’aula dedicata alle famiglie e dotata di una moltitudine di risorse. Le risorse per le famiglie dovrebbero essere raggruppate in base al livello scolastico e alla materia. Le famiglie possono vedere qual è l’ambito del curriculum e visualizzare i progetti passati in mostra. I progetti futuri possono essere elencati con la speranza che l’esperienza familiare possa essere condivisa. Personalmente, ho sperimentato membri della famiglia entrare in queste aule virtuali, discutere la loro esperienza lavorativa e dimostrare come l’attuale materia di studio si applica alla vita reale. Se  un insegnante desidera  assistenza familiare per i suoi alunni, può usare una bacheca per pubblicare la sua richiesta. Se i membri della famiglia si sentono accolti e coinvolti, saranno più pronti a collaborare con la scuola per risolvere qualsiasi situazione che coinvolga il loro bambino.

 

 

Luisa Wizzy Casagrande, Biracial, Bicultural, Mixed & Matched with an Italian and Nigerian Heritage.

 

Sono un’imprenditrice seriale, multidimensionale, poliedrica, multipotenziale, con molti interessi e innumerevoli passioni. Non sono programmata per fare solo una cosa nella vita.

Ho una formazione di Antropologia Biologica, Co-Fondatrice e CVO di DOLOMITES AGGREGATES LINK NIG. LTD, investitrice, ricercatrice freelance di studi africani, cultura, tradizione e patrimonio, e fondatrice di Métissage Sangue Misto,  WebMag  e una comunità riservata, basata sui principi dell’intelligenza Emotiva e Intelligenza Culturale, del mentoring e dell’auto-potenziamento dell’identità delle persone Mixed e multiculturali. Mi occupo di Consulenza sulla Diversità Culturale e Developmental Mentoring, sviluppando programmi di mentoring one-to-one, tagliati su misura per singoli individui, Istituzioni Scolastiche, Organizzazioni Multiculturali e Aziende.

Métissage Sangue Misto è stato fondato in Italia, per celebrare e aiutare le persone miste e multiculturali a trovare ispirazione e vivere la propria dualità/pluralità valorizzandole.  IG MBA Métissage Boss Academy , MBA Metissage & Métissage Sangue Misto. , Telegram Channel, e ClubHouse come  @wizzylu), sono spazi sicuri che ho creato, dove navigare con fiducia in una profonda ricerca di sé stessi attraverso piccole grandi scoperte, condividendo l’esperienza del “vivere misto” ed agendo come un ponte tra due (o più) culture.

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